L’Unesco è un ente delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. È sorta con l’intento di attuare una pace prolungata tramite questi tre elementi fondamentali appena elencati.
Costituita da quasi 200 Stati, tra i quali spicca il nostro territorio italiano, per via di un elevato quantitativo di riconoscimenti dati proprio all’Italia, che vanta il numero maggiore di Patrimoni Unesco.
Ogni anno l’Unesco studia le tante candidature, presentate solo una alla volta da ogni nazione.
La Sardegna è un insieme di splendide spiagge con acque sorprendentemente cristalline, paesaggi impervi e inalterati, un tipo di cultura remota che riesce letteralmente ad ammaliare i turisti provenienti da tutte le parti del mondo.
Questi sono solo alcuni dei tanti fattori ricchi di fascino che suscitano l’interesse di molteplici visitatori.
Difatti tra i tanti tesori sardi, troviamo anche quelli che sono entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità tutelata dall’Unesco.
In questo caso non si parla unicamente di luoghi specifici, ma di vere e proprie tradizioni che sono state incluse nel Patrimonio Immateriale.
Barumini e la civiltà nuragica
Il sito archeologico Su Nuraxi di Barumini costituisce sicuramente il miglior esempio riguardante l’attività nuragica in Sardegna.
Prima di tutto è ritenuto una magnificenza attinente il talento creativo dell’uomo.
La presenza di questo sito ci mostra una testimonianza tangibile e importantissima, concernente tutto ciò che appartiene a una tradizione di genere culturale e di un’epoca vivente oppure ormai sparita.
La civiltà nuragica della Sardegna aveva delle particolari costruzioni megalitiche, risalenti approssimativamente a 3.500 anni fa.
I nuraghi sono dei caratteristici edifici con la forma di un cono e nell’isola sarda attualmente se ne possono trovare circa 7.000.
Durante il periodo del ferro gli abitanti cercavano un rifugio sicuro intorno a tali torri, poste fino a 25/30 metri di altezza.
Pertanto iniziarono a tramutarli in dei contenuti centri urbani in cui vivevano prettamente artigiani e militari.
Su Nuraxi è quindi un paesello munito di varie torri, tutte collegate tra di loro con delle mura per difendersi da eventuali attacchi, realizzate con enormi massi.
La struttura principale ha le sembianze di un castello, circondato da piccole costruzioni che lasciano immaginare i momenti inerenti la quotidianità degli abitanti del passato.
Il parco di Tepilora
L’Unesco l’ha dichiarato come Riserva della Biosfera. Si tratta di un’attribuzione che è stata data a quelle zone in cui l’ecosistema e la biodiversità vengono protette tramite diverse attività: la ricerca, il controllo, la formazione e l’uso sostenibile delle risorse dentro al programma MAB.
Questo parco è una meraviglia verdeggiante che merita di essere scoperta.
Difatti coloro che prediligono effettuare del trekking o escursioni, hanno a disposizione svariate mappe e informazioni per percorrere i vari sentieri presenti all’interno di questa splendida oasi.
Per quanto concerne gli estimatori della storia, a Bitti certamente troveranno degli elementi particolarmente allettanti: il Museo Multimediale del Canto a Tenore e il sito Su Romanzesu.
Il Canto a Tenore
Esattamente è un canto corale tipicamente sardo e dalle origini molto antiche.
Questo coro è costituito da quattro voci: le prime tre hanno la funzione d’imitare i versi del bue, della pecora e dell’agnello; la quarta interpreta il controllo umano sulla natura.
Secondo la tradizione il Canto a Tenore canta ballate amorose o serenate notturne, ma pure temi brillanti o canti utili come accompagnamento alle danze.
Tale forma d’arte è stata inclusa nel Patrimonio orale e immateriale dell’Unesco nel 2005.
Riconoscendo così il considerevole valore di questi canti, visto che rappresentano una notevole ricchezza nel settore culturale concernente le usanze folkloristiche.
Le Macchine dei Santi
La Rete delle imponenti macchine a spalla è nata nel 2006 e comprende: la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, la Varia di Palmi, la Festa dei Gigli di Nola e la Faradda di li candareri di Sassari.
È stata aggiunta alla lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco nel 2013.
Una Rete appartenente alle tradizioni sarde più antiche, ovvero quella di costruire un genere di struttura votiva da poter trasportare a spalla nel corso delle processioni.
Prettamente di origini religiose, col trascorrere del tempo sono diventate sempre più strutturate e raffinate, andando ad attingere sia al profano che al sacro.
Inoltre sono strettamente legate a narrazioni locali ricche di fascino che incrementano l’interesse delle persone.
L’Unesco ha deciso d’intervenire aggiungendola al suo Patrimonio, proprio per evitare che queste usanze possano cadere nel dimenticatoio.
La Faradda di li candareri , ossia La Discesa dei candelieri, è la festa più grande che si attua nella città di Sassari durante la vigilia della festa della Madonna Assunta.
Le sue origini si basano su un voto fatto alla Madonna, che aveva salvato l’intera città dal pericolo mortale della peste.
Tale voto fu richiesto dalle associazioni più importanti di arti e mestieri. Questi ultimi presero l’impegno di portare ogni anno i candelieri in processione fino alla Chiesa di Santa Maria di Betlem.
Attualmente sono ammessi 12 gremi per quanto concerne la partecipazione.
In più fra i ceri ne è presente uno realizzato dai carcerati di San Sebastiano.
Nel momento in cui i candelieri passano tra la gente, si può udire l’accompagnamento musicale della banda. Tra gli strumenti suonati spiccano i suoni del piffero e del tamburo.
Man mano che procedono nel loro cammino, i ceri a un certo punto arrivano a incrociarsi, inchinandosi e sembrando così dei ballerini che danzano e si baciano.
L’usanza vuole che più un cero si mostrerà con movenze danzanti, più si avrà un’annata spettacolare.